Il benessere psicologico aziendale: la chiave per attrarre e legare le risorse
Iperconnessione, isolamento casalingo da smart working o, al contrario, sovraccarico dovuto alla micidiale “combo” homeworking + gestione familiare. E ancora: preoccupazione per un futuro, anche lavorativo, dai contorni incerti e per un presente connotato da inevitabili limitazioni. Non sono tempi facili per chi lavora, né per chi ha l’onere e l’onore di prendersene cura: HR e manager. Fenomeni sempre più frequenti - soprattutto oltreoceano - di Great Resignation pongono la questione, calda ovunque, della retention: come fare in modo che le persone si sentano legate all’azienda? E nella fase di attraction cosa mettere sul piatto per risultare interessanti agli occhi di candidati pronti a valutare con grande scioltezza sempre nuove opportunità?

Emerge a chiare lettere un tema di benessere, psicologico in particolare. Chi in questo periodo sta lasciando il lavoro, lo sta facendo per trovarne uno che offra un miglior work-life balance o addirittura si sta reinventando in una dimensione professionale e personale completamente nuova, al grido di “YOLO” (You Only Live Once).
È l’evoluzione del fenomeno del “downsizing” di qualche anno fa, che vedeva manager d’azienda esauriti da ritmi stressanti decidere di dare vita a un diving center, dedicarsi al catering, andare ad aprire il famoso chiosco di piadine ai caraibi… In fase di colloquio con nuovi candidati, invece, è impressionante notare - testato in prima persona - quanto sia sistematica la domanda “Prevedete forme di smart working”?
È chiaramente una conditio sine qua non per la valutazione della nuova opportunità professionale.
Per trattenere e attrarre, a manager e HR non resta, quindi, che offrire benessere. E le casistiche di certo già non mancano. In qualche grande realtà inizia a fare capolino un Happiness Manager dedicato, nonché la previsione di momenti in cui vengono messi a disposizione dei dipendenti consigli anche molto pratici su sonno, alimentazione, abitudini sane, fino ad arrivare al vero e proprio supporto psicologico.
Il mercato del welfare, fiorito in tempi non sospetti grazie ai vantaggi fiscali che procurava, vede oggi una diffusione su scala sempre più ampia presso quelle organizzazioni che decidono di dotare i propri dipendenti di un budget da spendere in un paniere molto variegato di beni e servizi gestiti attraverso comode piattaforme web.
Non c’è azienda, poi, che non si stia ponendo il problema di come normare lo smart working nel proprio contesto, una volta che quello emergenziale - ottimo per le prove generali -, non sarà più applicabile.
Dulcis in fundo è in crescita da parte di HR e manager la richiesta di strumenti come la mindfulness che consentono alle persone di lavorare sulla propria “centratura” e sulla propria consapevolezza senza tralasciare dimensioni come la fiducia, l’ascolto, la gentilezza, la compassione con un impatto importante sul benessere. Del resto, si sa, nessun uomo è un’isola.
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