Saremo le stesse persone che eravamo prima?
Diciamocelo subito qui in apertura: nel New Normal – chiamiamolo così con buona pace del Presidente Draghi – saremo diversi, diversissimi. Quello che ti propongo è di fare insieme un elenco di alcuni elementi di cambiamento, senza aver la pretesa di essere esaustivi. Proviamo anche ad interrogarci su cosa è possibile fare per far sì che questi cambiamenti abbiano un effetto positivo e duraturo sulla vita privata e lavorativa di ognuno di noi.
Prima e dopo: le scoperte tra piacevolezza e disagio
Abbiamo reimparato a lavarci le mani.
A dire il vero, ce l’aveva insegnato la mamma qualche annetto fa; ma a poco a poco per molti di noi l’attenzione nel compiere quest’operazione così quotidiana e apparentemente banale era scemata. Ma da un anno a questa parte è stato tutto un turbinio di sapone e studio del depliant del Ministero della Salute sulla corretta procedura da eseguire.
- Apprendimento possibile: come dare attenzione alle piccole operazioni, quelle che conosciamo, o dovremmo conoscere, già benissimo e proprio per questo tendiamo a trascurare.
Abbiamo scoperto che le nostre case sono troppo piccole, troppo grandi o semplicemente erano state pensate per un altro tipo di vita.
Per alcuni di noi il disagio è stato veramente forte. Una persona qualche tempo fa mi ha raccontato del suo lockdown in un bilocale con un bimbo di due anni, mentre lui e sua moglie dovevano continuare a lavorare da casa. Per altri lo sforzo è stato quello di trasformare l’idea di casa e quindi dell’uso degli spazi: ci sta una piccola scrivania? E due? Come facciamo a non darci “troppo” fastidio durante le call? Sono tornati di moda i paraventi, non se ne vedevano da decenni!
- Apprendimento possibile: ci si può arrangiare, mettere in campo anche un po’ di creatività e soprattutto possiamo liberarci dal sogno/incubo della pretesa della perfezione. Per il momento abbiamo dato una bella botta alla nostra fissità funzionale*.
Abbiamo passato con il/la nostr* partner più tempo in quest’anno che durante tutti gli anni precedenti.
Siamo anche diventati partner lavorativi sentendo un* le riunioni dell’altr*. Abbiamo condiviso spazi, anzi abbiamo lottato per gli spazi. Per qualcuno è stato un momento di (ri)avvicinamento e di (ri)costruzione, mentre altri si sono accorti di non essere così attrezzati dal punto di vista emotivo per una convivenza forzata e si sono trovati a dover gestire un livello di conflittualità in crescita. Tutto questo solo tenendo in considerazione il fronte interno, a quello esterno ci pensiamo dopo.
- Apprendimento possibile: i litigi, gli scontri, i conflitti micro e macro fanno parte della vita. Il punto non è eliminarli dalla nostra esistenza ma imparare a gestirli e, soprattutto, a disinnescarli prima di trascendere. Questo vale nella vita personale come in quella lavorativa.
Siamo diventati un pezzettino di trasformazione digitale facendo cose che ci sembravano irrealizzabili fino a qualche anno fa.
Adesso, quasi come la Regina bianca di Alice, facciamo almeno sei cose impossibili prima di cena: un webinar veramente interattivo, una riunione virtuale che funziona, la spesa on line, utilizziamo lo SPID per controllare il nostro fascicolo sanitario, aggiorniamo il progetto del nostro gruppo con Trello e facciamo attività fisica con un’app o con gruppo virtuale.
Certo non è tutto rose e fiori, in alcuni momenti ci siamo dovuti trasformare negli IT Manager di noi stessi con tutti i dubbi del caso sulle connessioni, su come risolvere i capricci del laptop (ah, vi ricordo che spegnere e riaccendere è sempre una buona tecnica) ma in qualche modo ce l’abbiamo fatta.
Più di una volta ci troviamo a rimpiangere il mondo di prima in cui le relazioni lavorative e sociali erano principalmente di persona, ma se è vero che la comunicazione virtuale ci ha tolto qualcosa è anche vero che proprio grazie ad internet l’umanità ha avuto la possibilità di vivere in modo meno drammatico una pandemia.
- Apprendimento possibile: abbiamo sviluppato le nostre competenze digitali da autodidatti: è chiaro che ci sono degli aspetti che ci mancano o ci sfuggono. Visto che continueremo ad utilizzare gli strumenti digitali anche nel post pandemia, forse vale la pena di irrobustire le nostre competenze tecniche. Non dobbiamo dimenticare però di dare una spolverata alle famose soft skill che ci serviranno sempre di più anche in un ambiente digitale.
Abbiamo imparato che tutte le giornate tendono ad essere uguali ed è difficile tenere dietro allo scorrere del tempo.
Ma ci siamo accorti che è di nuovo primavera, la seconda più o meno in lockdown? Che potremmo fare un sacco di cose – scrivere un libro, imparare finalmente una nuova lingua o semplicemente sederci sul divano di casa in pace - ma che le scadenze lavorative, le deadline, incombono e fanno sì che il tempo lavorativo e quello personale si intreccino e i confini sfumino sempre più fino a scomparire? Certo che il lavoro, speriamo sempre più, agile non scomparirà e quindi un nuovo modo di concepire il tempo dovrà farsi strada prima di tutto a livello normativo e organizzativo. Qualcosa però rimane anche in capo a noi a cominciare dalla individuare quali sono i confini che vogliamo e possiamo mettere e iniziare a rispettarli.
- Apprendimento possibile: nel passaggio da lavoro a tempo a lavoro per obiettivi il tema della responsabilità delle persone è fondamentale. Cosa vorrei dal lavoro, quali sono le mie aspettative, quali e quante responsabilità e di che supporto, da parte del mio capo e dell’organizzazione, ho bisogno sono tra le prime domande su cui riflettere.
Fermiamoci qui, sapendo che abbiamo escluso dalla nostra lista tanti elementi, alcuni anche molto seri: dal disagio di bambini/adolescenti, al problema della solitudine per arrivare a quello delle violenze domestiche.
Per approfondire gli aspetti trattati, consulta i programmi dei corsi:
- Problem Solving e decision making
- Intelligenza emotiva e gestione dello stress
- Gestire riunioni a distanza
- Smart Working e Remote Management
*La fissità funzionale è un atteggiamento mentale che ci rende in grado di vedere soltanto le soluzioni che implicano l’impiego di oggetti nel modo più abituale o consueto. Si tratta di un tratto cognitivo che potrebbe mettere in pericolo la nostra capacità di ideare soluzioni nuove per risolvere un problema. (da Wikipedia)