La noia è il nuovo nemico del lavoro. E non la stiamo affrontando. 

9 aprile 2025
Donna seduta al pc che inclina la testa e si annoia.

In un contesto lavorativo sempre più fluido, incerto e iper-connesso, i temi che dominano la conversazione sono spesso l'engagement, la produttività, il benessere organizzativo. Ma c’è un fenomeno silenzioso, eppure diffusissimo, che si insinua nelle aziende e svuota di senso il lavoro quotidiano: la noia professionale

Non parliamo della “noia del lunedì” o dei momenti di stanchezza fisiologica, ma di quella apatia strutturale che prende forma quando ogni giornata diventa una copia sbiadita della precedente, quando le sfide spariscono, la motivazione si affievolisce e il lavoro perde significato. 
La noia non fa rumore. Ma logora. E può diventare la porta d’ingresso verso il quiet quitting, la disconnessione emotiva, e infine il turnover. 

Quando il lavoro diventa piatto?

Una recente ricerca Gallup (State of the Global Workplace Report, 2023) mostra che solo il 23% dei lavoratori a livello globale si dichiara “attivamente coinvolto” nel proprio lavoro. Il restante 77% si divide tra chi si limita a “fare il minimo” e chi è apertamente disingaggiato. 
Uno studio dell’Università di Londraha evidenziato come la noia cronica sul lavoro sia associata a un calo fino al 34% della produttività e a un aumento del 25% dell’assenteismo

Più recentemente, l’Osservatorio Italiano HR(2024) ha individuato nella ripetitività dei compiti e nella mancanza di crescita due tra le principali cause di abbandono, in particolare tra i profili junior e mid-senior. 

La noia, insomma, non è solo un malessere individuale. È un problema organizzativo

Notre expert vous recommande :

Creatività e innovazione

Sviluppare il pensiero creativo per promuovere l’innovazione

Perché ci annoiamo? 

Molti fattori contribuiscono alla noia lavorativa. Ecco i più comuni: 

  • Routine stagnante: attività troppo simili, ripetute e poco sfidanti. 
  • Ruoli rigidi: poca possibilità di variare compiti, sperimentare o apprendere. 
  • Obiettivi non stimolanti: mancanza di sfide che facciano sentire utili e “in crescita”. 
Notre expert vous recommande :

Il feedback

Le competenze chiave per dare feedback efficaci
  • Scarso riconoscimento: l’assenza di feedback positivi uccide la motivazione. 
  • Assenza di visione: quando non si vede un senso più ampio nel proprio lavoro quotidiano. 

Un elemento chiave? La mancanza di stimoli cognitivi e relazionali. Le persone non vogliono “essere occupate”. Vogliono sentirsi coinvolte, sfidate, utili

Noia e “bore-out”: quando il vuoto consuma 

Nel 2022 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto ufficialmente il “bore-out”, ossia l’esaurimento da noia, come una forma specifica di disagio professionale. 
A differenza del burnout (legato a sovraccarico), il bore-out nasce da una sottoutilizzazione cronica delle competenze, da giornate vuote, poco coinvolgenti, senza senso di progresso. 

Le conseguenze? 

  • Diminuzione dell’autoefficacia percepita 
  • Calo dell’autostima 
  • Riduzione drastica del commitment aziendale 
  • Aumento delle dimissioni silenziose (e poi reali) 
Notre expert vous recommande :

The 7 Habits of Highly Effective People

Saper essere leader di se stessi e degli altri
4.7 /5 (17 recensioni)

Cosa possono fare aziende, manager e HR? 

La buona notizia è che la noia può essere intercettata, prevenuta e trasformata. Serve un cambio di prospettiva: dal controllo all’ingaggio, dalla mansione alla crescita, dall'efficienza all’esperienza. 

1. Offrire sfide sostenibili, ma reali 

Le persone hanno bisogno di sentire che stanno crescendo. Anche piccoli progetti, se ben comunicati, possono fare la differenza. Sfidare ≠ sovraccaricare. 

2. Introdurre job rotation e progetti trasversali 

Varietà significa stimolo. Ruotare ruoli, favorire contaminazioni tra team e permettere ai collaboratori di uscire dalla “comfort zone operativa”. 

3. Potenziare l'apprendimento continuo 

Non solo corsi obbligatori, ma veri percorsi personalizzati. Investire in contenuti “on-demand”, in microlearning, mentoring e coaching. 

4. Dialogo aperto e check-in frequenti 

Un manager che chiede “cosa ti sta annoiando?” apre lo spazio per agire in modo preventivo. La noia va nominata, non taciuta. 

 5. Dare significato e contesto 

Raccontare il “perché” dietro ogni azione. Le persone si motivano di più quando capiscono a cosa contribuiscono. È qui che la comunicazione interna diventa strategia. 

La noia non è debolezza, è un segnale 

In un mondo del lavoro che cambia alla velocità della luce, non possiamo più ignorare il ruolo delle emozioni. 
La noia è un indicatore intelligente: ci parla di bisogni, di vuoti, di talenti non espressi. 

Non si combatte con un “team building” una tantum o con una newsletter motivazionale. 
Si combatte con il coraggio di ridisegnare l’esperienza lavorativa, mettendo davvero al centro le persone. 

Chi saprà ascoltare — e agire — potrà costruire ambienti in cui la motivazione non è un picco, ma una cultura. 

Scritto da

Isabella Stoppa

Isabella Stoppa Marketing Specialist Cegos Italia, esploratrice curiosa del mondo della comunicazione e del marketing digitale. Appassionata di scrittura, considera le parole strumenti potenti per trasformare idee in azioni, dati in emozioni e storie in cambiamento. É specializzata in digital marketing e gestione delle campagne pubblicitarie. Grazie alla sua esperienza nel settore, Isabella supporta attivamente l'azienda nella gestione e ottimizzazione del sito web aziendale. Scopri di più
newsletter image

Ricevi la nostra newsletter

Training, Management, Commercial, Professional Efficiency

Iscriviti