Ferie in Europa 2025: tendenze, diritto alla disconnessione e nuove sfide
Sommario
- Come stanno cambiando le ferie in Europa?
- Una ripresa che va oltre le statistiche
- L’Europa delle ferie: tra differenze culturali e approcci al lavoro
- Cultura delle ferie: tra normative, welfare e nuove abitudini di viaggio
- Il diritto alla disconnessione: una sfida ancora aperta
- Il caso italiano: normativa presente, consapevolezza assente
- La settimana corta e il futuro del lavoro
- Il nuovo turismo europeo: tra sostenibilità e autenticità
- Il ruolo strategico dell’HR tra ferie e caregiving
- Il paradosso italiano: ferie concentrate e welfare debole
- Modelli virtuosi dal Nord Europa
- Diritto al riposo come leva di competitività HR

Come stanno cambiando le ferie in Europa?
Dati alla mano, il 2025 segna un punto di svolta nel modo in cui aziende e lavoratori europei vivono il riposo, la produttività e l’equilibrio tra vita e lavoro.
Aumentano gli arrivi turistici, ma soprattutto cambiano le abitudini: cresce il diritto alla disconnessione, si sperimenta la settimana lavorativa corta, si rafforza l'attenzione al benessere e alle responsabilità familiari dei lavoratori.
In questo scenario, le direzioni HR sono chiamate a ripensare benefit, ferie e welfare aziendale in chiave strategica, per rispondere a un’Europa sempre più attenta a flessibilità, sostenibilità e qualità della vita.
I numeri raccontano una storia di ripresa, ma dietro i dati si delineano nuove tendenze che stanno ridefinendo il modo di intendere le ferie nel Vecchio Continente.
Una ripresa che va oltre le statistiche
Quando gli arrivi turistici internazionali in Europa sono cresciuti del +4,9% nel primo trimestre del 2025 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente¹, la cifra rappresenta molto più di una semplice statistica. È il sintomo di un cambiamento profondo nel modo in cui gli europei stanno ripensando il rapporto tra lavoro e riposo.
Le presenze turistiche alberghiere sono aumentate del +2,2%², costruendo su un 2024 già robusto che aveva visto arrivi superiori del +6,2% rispetto ai livelli pre-pandemia. Ma la vera storia non sta nei numeri aggregati: sta nelle scelte individuali che guidano la domanda di vacanze.
L’Europa delle ferie: tra differenze culturali e approcci al lavoro
L'Europa delle ferie si presenta ancora come un continente a due velocità, ma non sempre nel modo che ci aspetteremmo. Per comprendere appieno queste dinamiche, abbiamo selezionato 12 Paesi europei chiave, basandoci su criteri di rilevanza economica (PIL), demografica (popolazione), culturale (diversità dei modelli organizzativi) e geografica (copertura delle diverse macro-aree europee).
La selezione include:
- rappresentanti della tradizione mitteleuropea (Svizzera).
- le prime 6 economie europee per PIL (Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi),
- i leader scandinavi nel work-life balance (Svezia, Danimarca, Norvegia),
- esempi di eccellenza normativa in ambito ferie e benessere dei lavoratori (Austria, Belgio),
- rappresentanti della tradizione mitteleuropea (Svizzera).

Cultura delle ferie: tra normative, welfare e nuove abitudini di viaggio
La differenza, però, non è solo quantitativa. È soprattutto culturale. In Scandinavia, l'estate rimane un periodo sacro e inviolabile, con la Svezia che richiede per legge almeno 4 settimane consecutive di ferie tra giugno e agosto.
L’Austria mostra un pattern interessante: con 25 giorni di ferie base (che salgono a 30 dopo 25 anni di servizio) e 13 festività nazionali, offre fino a 43 giorni totali ai lavoratori senior, concentrati principalmente in luglio e agosto, quando città come Vienna si svuotano per le ferie estive.
La Francia mantiene la tradizione degli shutdowns aziendali estivi, dove intere città si svuotano. Il Belgio, pur con soli 20 giorni di ferie base, compensa con una distribuzione flessibile e una forte cultura dei festival estivi, che anima la costa del Mare del Nord.
I Paesi mediterranei mostrano invece dinamiche più complesse. In Italia, nonostante la tradizionale concentrazione agostana rimanga dominante, emergono segnali di cambiamento: secondo IPSOS Future4Tourism, nel 2024 luglio e agosto sono ormai equivalenti per i vacanzieri (27% a luglio, 28% ad agosto), mentre cresce dal 12% al 24% la quota di chi sceglie periodi extra-estivi per viaggiare.
Il diritto alla disconnessione: una sfida ancora aperta
Una rivoluzione silenziosa sta attraversando il panorama normativo europeo. Entro aprile 2024, ben 11 Stati membri dell’UE – Belgio, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna – avevano implementato regolamentazioni sul diritto alla disconnessione⁵.
Francia e Spagna sono state pioniere, introducendo il diritto già nel 2016 e 2017⁶, mentre il Belgio ha esteso nel 2022 tale diritto a 65.000 dipendenti pubblici, vietando le comunicazioni fuori orario⁷.
Il caso italiano: normativa presente, consapevolezza assente
L’Italia ha introdotto il diritto alla disconnessione nel 2017 con la Legge 81 sullo smart working, ma con un approccio che genera ambiguità. L’articolo 19 prevede che l’accordo individuale stabilisca “i tempi di riposo” e “le misure organizzative per garantire la disconnessione”⁸, ma rimanda tutto alla contrattazione privata.
Il risultato? Molti lavoratori italiani continuano a pensare che “cellulare aziendale significhi reperibilità 24/7”, ignorando che la Legge 61/2021 ha chiarito che “l’esercizio del diritto alla disconnessione non può comportare penalizzazioni”⁹.
Un Disegno di Legge attualmente in esame al Senato (DDL 1290) intende colmare questa lacuna, estendendo il diritto alla disconnessione a tutti i lavoratori, non solo a quelli in modalità agile, e stabilendo che nessuno può essere obbligato a rispondere fuori dall’orario contrattuale¹⁰.
La settimana corta e il futuro del lavoro
Il Regno Unito e l’Islanda stanno sperimentando nuovi modelli organizzativi. L’Islanda ha condotto tra il 2015 e il 2019 il più grande esperimento mondiale sulla settimana lavorativa ridotta, coinvolgendo 2.500 persone che sono passate da 40 a 35-36 ore senza riduzioni salariali⁸.
I risultati? Stress e burnout ridotti, miglior equilibrio vita-lavoro e, sorprendentemente, un **aumento della produttività dell’1,5%**⁹. Oggi, il 90% dei lavoratori islandesi beneficia di orari ridotti o di flessibilità, mentre l’economia del paese è cresciuta del +5% nel 2023, secondo tasso più alto in Europa¹¹.
Nel frattempo, cresce il fenomeno delle “micro-ferie”: pause brevi e frequenti, particolarmente apprezzate nei settori creativi e digitali, come antidoto al burnout.
Il nuovo turismo europeo: tra sostenibilità e autenticità
Il 63% dei viaggiatori europei ora preferisce destinazioni meno affollate, rivolgendosi a paesi come Slovenia, Montenegro e Croazia, viste come alternative sostenibili e autentiche rispetto alle mete turistiche tradizionali.
Paesi dell’Europa orientale come Lettonia (+27,8%), Polonia (+16,2%) e Ungheria (+18,2%) stanno registrando una forte ripresa negli arrivi, confermando il cambiamento dei modelli di viaggio post-pandemia.
Questo trend verso il turismo off-peak e le ferie flessibili riflette una nuova sensibilità, che influenza anche le politiche HR e i piani di welfare aziendale.
Il ruolo strategico dell’HR tra ferie e caregiving
Per le direzioni HR, questi trend non sono semplici curiosità: sono segnali di trasformazione che richiedono strategie concrete, soprattutto considerando il fenomeno del sandwich caregiving – lavoratori che assistono figli minori e genitori anziani contemporaneamente.
Il paradosso italiano: ferie concentrate e welfare debole
In Italia, la concentrazione agostana delle ferie convive con un welfare pubblico ridotto da oltre un decennio. La crescente privatizzazione dei servizi di cura (asili nido, assistenza anziani, servizi domiciliari) si scontra con salari stagnanti, creando una vera e propria “trappola del caregiving estivo”.
Quando arriva agosto, le scuole chiudono, ma i servizi privati aumentano i costi: centri estivi, baby-sitter, assistenza intensiva. Le ferie diventano spesso più costose che lavorare, e molti genitori sono costretti a usare le ferie come ammortizzatore sociale, non come momento di riposo.
Modelli virtuosi dal Nord Europa
Paesi come Danimarca e Svezia hanno costruito sistemi di welfare efficaci che restano attivi anche in estate, permettendo ai genitori di scegliere liberamente quando andare in vacanza.
Diritto al riposo come leva di competitività HR
Le organizzazioni che sapranno integrare il diritto al riposo, la flessibilità e il welfare nei propri benefit, non stanno solo seguendo un trend. Stanno costruendo un vantaggio competitivo reale nella war for talent.
La sfida non è solo garantire il numero corretto di giorni di ferie, ma creare ecosistemi di benessere che riconoscano il riposo come investimento strategico nella produttività e nel work-life balance dei dipendenti.
Scopri di più su questo tema:
- Gestione ferie in Italia: tra rigidità normativa e nuove opportunità ibride
- Leadership delle ferie in contesti ibridi: la competenza invisibile che fa la differenza
FONTI:
- European Travel Commission, "European travel maintains momentum in early 2025", Q1 2025
- UNWTO, "International tourist arrivals grew 5% in Q1 2025", May 2025
- Omnipresent, "10 Countries with the Most Generous Annual Leave in 2025", April 2025
- Euronews, "Want to maximise your annual leave?", February 2024
- Labour Research Department, "The right to disconnect — how does it work in Europe?", September 2024
- Sage Journals, "Contribution to the study on the 'right to disconnect' from work", 2022
- World Economic Forum, "Right to disconnect: The countries passing laws", February 2023
- Agenda Digitale, "Diritto alla disconnessione, quando puoi spegnere il cellulare", November 2022
- Wikilabour, "Lavoro agile - Smart working", January 2025
- QuotidianoPiù, "Disconnessione: nuova disciplina in orario extra-lavorativo", January 2025
- Autonomy Institute, "Iceland's trials of a four-day workweek", 2024
- IT Pro, "Iceland's four-day working week trials", October 2024
- CNN Business, "Iceland embraced a shorter work week", October 2024