Il nostro agire è sempre il risultato della relazione tra il nostro mondo interno - solo parzialmente consapevole - e l’ambiente sociale di cui siamo parte attiva. I luoghi di lavoro e consumo influenzano il nostro agire, in maniera diretta ed esplicita (le regole formali) ed implicita (le norme sociali non scritte ed i desideri collettivi). Progettare il nostro percorso di crescita personale richiede allora non solo introspezione (al fine di comprendere quali sono i nostri valori ed i desideri più profondi) ma anche estrospezione, per ricercare un sentiero praticabile nel territorio in cui viviamo.
Quando lavoriamo, dove siamo?
Osservando le tendenze evolutive degli ambienti sociali di lavoro, Guido Contessa aveva intravvisto alcune possibili caratterizzazioni. Il modello che proponeva è basato sulla relazione integrata tra tre fenomeni sempre più spesso evocati:
- La globalizzazione. Da sempre le multinazionali hanno operato in un’ottica globale ma a partire dagli anni 80 del secolo scorso si nota una tendenza alla ricerca di una sintesi tra prodotto globale e culture locali di produzione e consumo
- La presentificazione. È il concentrarsi sul qui e ora, sulla tendenza ad immaginare un mondo di scambi commerciali e produttivi a tempo zero, veloci e, spesso, depersonalizzati in quanto basati su forme comportamentali standardizzate
- L’immaterializzazione. È la rarefazione del prodotto a favore di idee, immagini e suggestioni che lo avvolgono denotandolo.
Tipologia organizzativa | Caratteristiche |
Organizzazioni reticolari | Sono basate sul decentramento produttivo e sul networking, declinando l’aunomia dal centro alla periferia organizzativa. I rapporti sono negoziali, spesso sbilanciati. Sono l’evoluzione dei modelli industriali basati sulla relazione tra committente e fornitori |
Organizzazioni transitorie | Orientate alla produzione di eventi a termini, sono modelli di extended task-forces. Mostre, festival, produzioni televisive e cinematografiche, campagne politiche, eventi aziendali complessi: sono esempi di quanto la nostra vita sia attraversata dagli esiti produttivi di questa tipologia organizzativa, in cui dominano rapidità ed impermanenza |
Organizzazioni vetrina | Sono ambienti in cui la front-line assume centralità: organizzazioni commerciali, ristorazione, alberghi, banche. Privi di magazzini percepiti dal cliente come rilevanti, erogatrici di servizi che si esauriscono spesso durante la consumazione, sono ambienti in cui l’immagine è parte integrate del prodotto |
Organizzazioni mitologiche | Le aziende che costruiscono e vendono i miti: agenzie di pubblicità, società di PR, uffici stampa. Il loro scopo è la materializzazione di soggetti straordinari (miti), sia reali (il politico di turno), sia immaginari (personaggi cinematografici) |
Organizzazioni sferiche | Vendono un prodotto/servizio sostanzialmente sovrapposto a se stesse. Dalle cliniche ai villaggi turistici |
Organizzazioni a-spaziali | La trasformazione digitale sta rendendo tutto più fluido ed immateriale. Non si opera più da un logo preciso ma all’interno di una infosfera dai confini sempre più estesi |
Operare e trovare il proprio senso quotidiano, come professionisti o come manager ma comunque come persone, entro ognuno di questi ambienti organizzativi (o delle loro infinite possibili combinazioni) richiede sempre più uno sforzo di riflessione. E’ necessaria la ricerca di risposte concrete ad una duplice domanda: In quale ambiente opero? Quali sono le competenze che devo possedere e sviluppare per creare benessere organizzativo?
Ambiente e competenze attese
Vi proponiamo allora una serie di relazioni probabili tra ambiente organizzativo e competenze richieste, sperando possa esservi utile per un primo approccio al tema e l’avvio di una più approfondita elaborazione personale:
Tipologia organizzativa | Competenze utili |
Organizzazioni reticolari | Interprendenza, abbinata alla capacità di tollerare l’ambiguità e di agire in maniera eticamente orientata la gestione del conflitto |
Organizzazioni transitorie | Multilinguismo professionale (ossia il parlare diverse linguaggi tecnico-specialistici) e tensione alla negoziazione win-win. Capacità di accettare la circolarità della nascita e morte dei progetti |
Organizzazioni vetrina | La comunicazione come strumento per la creazione di esperienza. La quotidiana incarnazione delle logiche del cliente interno |
Organizzazioni mitologiche | La comprensione dei valori fondanti e la capacità di agire in maniera eticamente coerenti con gli stessi |
Organizzazioni sferiche | Integrazione e cooperazione, abbinate ad una forte tensione professionistica al risultato |
Organizzazioni a-spaziali | Creatività ed innovazione, abbinate ad una capacità di visione integrata di processi e relazioni |
Quali sono le mie competenze migliori? Come e quanto posso operare per renderle riconosciute ed utili nel mio ambiente di riferimento? Rispondere ti potrà aiutare a definire un piano di azione concreto.
Come continuare il percorso
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La “Learning Agility” viene definita come l’abilità e la volontà di imparare dall’esperienza propria e altrui per poterla applicare in nuove situazioni ed ottenere risultati ad alto valore aggiunto.
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