I giovani e il lavoro: percezioni e aspettative dei venti/trentenni europei

06/03/2013
L'Osservatorio Cegos ha intervistato un campione di 3.000 giovani occupati tra i 20 e i 30 anni e di 500 Direttori/Responsabili HR in 5 Paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna). Obiettivo dell'indagine è comprendere le aspettative dei giovani occupati, raccogliere la loro percezione e il loro punto di vista sul mondo del lavoro, nonchè individuare le leve per attirarli in azienda.

Il mondo del lavoro visto dai venti/trentenni

Quando si chiede ai giovani lavoratori che cosa sia prioritario nella loro vita, la maggior parte mette la famiglia al primo posto (86%), qualunque sia il loro Paese d’origine. A seguire il lavoro (59%), gli amici (50%), il denaro (32%), il divertimento (29%), il tempo libero (26%), i viaggi (13%) e l’impegno per una causa (4%). Rispetto ai coetanei europei, i giovani lavoratori italiani, pur mettendo al primo posto la famiglia (88%), danno una rilevanza maggiore al lavoro (79%).In generale i venti/trentenni aspirano a lavorare in un’azienda di grandi dimensioni (59%) del settore privato (59%). Rispetto alla media europea i giovani italiani rivelano uno spirito imprenditoriale maggiore: il 47% degli italiani intervistati afferma infatti di essere interessato all’apertura di una propria attività, contro il 35% degli inglesi, il 30% degli spagnoli, il 27% dei tedeschi e solo il 22% dei francesi.

Il primo impiego è spesso sinonimo di precariato in tutta Europa

Solo il 39% dei giovani europei intervistati ha potuto beneficiare, al primo impiego, di un contratto a tempo indeterminato, anche se in Italia la percentuale sale al 44%. Da sottolineare la differenza in termini di genere: in generale gli uomini trovano più facilmente un contratto a tempo indeterminato (41%) rispetto alle donne (35%).Il mezzo più efficace nella ricerca di un lavoro è in tutta Europa la candidatura spontanea (25%), seguita dalle relazioni personali (20%) e dagli annunci pubblicati sulla carta stampata o sul web (16%). I social network sono ancora uno strumento debole (4%), tranne che in Germania, dove solo al 4° posto (10%, contro il 2% dell’Italia), ovvero allo stesso livello dell’apprendistato. In Italia ben il 39% degli intervistati ha trovato il suo primo impiego tramite una candidatura spontanea.

Alla ricerca di stabilità, ma con il desiderio di cambiare società frequentemente

La stabilità dell’impiego e le condizioni di lavoro sono tra le preoccupazioni maggiori dei giovani lavoratori europei. I venti/trentenni italiani confermano il trend europeo: risultano prioritarie la stabilità (37%) e le condizioni di lavoro (36%), immediatamente seguite dalle opportunità di carriera (32%). L’aspetto retributivo, pur restando un elemento importante, non è tra le priorità dei giovani italiani (21%), aspetto che li differenzia dai loro colleghi europei, dove è quasi sempre ai primi posti (Francia 39%, Spagna 37%, Germania 32%).Tra i primi fattori che spingono a cercare lavoro presso un’altra azienda, i giovani europei segnalano il livello di stress elevato (41%), il clima aziendale negativo (39%), la crescita insufficiente della retribuzione (38%) e un lavoro non sufficientemente stimolante (37%).Anche in tempo di crisi, trattenere i giovani collaboratori resta la sfida maggiore per le aziende europee. Nonostante siano alla ricerca di stabilità, solo il 49% degli intervistati si immagina nella stessa azienda tra 2 o 3 anni. I giovani italiani si distinguono leggermente dal trend europeo: più della metà (57%) resterebbe infatti nell’azienda in grado di rispondere alle loro attese e di favorire la loro crescita professionale.

I giovani europei e il management: un nuovo metodo di gestione

Tutti gli intervistati confermano l’esigenza di avere un responsabile, ma sono molto esigenti nei suoi confronti. Tra le primarie aspettative dei giovani occupati emergono il riconoscimento (63%), l’ascolto(63%) e il sostegno in caso di difficoltà (62%).Secondo i Direttori HR, i venti/trentenni possiedono un metodo gestionale diverso rispetto a quello dei colleghi più anziani (96%). Delle prime dieci differenze rilevate, sette riguardano le competenze relazionali del manager, in particolare la vicinanza al team, lo sviluppo delle competenze del team e il riconoscimento individuale.Anche i giovani valutano di adottare pratiche di gestione manageriale diverse da quelle dei colleghi più anziani (82%) e sottolineano la loro vicinanza al team (40%) e l’attenzione per la componente umana nella gestione quotidiana (36%).

Pronti all’innovazione e alla flessibilità in termini di tempo e lavoro

Quando si domanda ai giovani quali siano le politiche e i processi HR che considerano prioritari per fidelizzarli, i venti/trentenni mettono al primo posto la flessibilità dell’orario di lavoro (37%). Danno inoltre importanza allo sviluppo di un ambiente favorevole all’innovazione e alla loro partecipazione attiva (36%), nonché alla cultura di condivisione di conoscenza tra generazioni (35%).La Gran Bretagna sembra essere un passo avanti, poiché la metà delle Direzioni HR inglesi afferma di aver già sviluppato sistemi che promuovono la flessibilità di orario di lavoro, mentre il 54% ha già creato un’ambiente di lavoro favorevole all'innovazione.(Milano, 6 marzo 2013)